sabato 27 febbraio 2010

MARIO KART DS


Piattaforma: Nintendo DS
Data di pubblicazione: 2005
Sviluppo: Nintendo EAD
Produzione: Nintendo

Mario Kart è, da sempre, sinonimo di gusci da scagliare, bucce di banana da seminare, stelle di invulnerabilità e fulmini: in poche parole un gioco di corse surreale dove regna la scorrettezza. Fantastico. Ma pochi ricordano quanto poco influiva l'oggettistica (se un giocatore non era in grado di tenere bene la strada e di dominare le curve, allora nemmeno il fulmine poteva ribaltare le sorti) nel primo Mario Kart, tanto che la critica lo fa confluire come un punto di partenza che troverà il suo punto di arrivo in Mario Kart DS. La verità è che Super Mario Kart è quasi un titolo a se stante e tutti i seguiti nati durante l'attuale e la scorsa generazione di console sono figli(astri) di Mario Kart 64 (escluso il Super Circuit, un incrocio bilanciatissimo tra i due capostipiti SNES e N64). Fine premessa.
Mettiamo da subito in luce un aspetto: Mario Kart DS (lo stesso vale per Double Dash) non evolve nemmeno Mario Kart 64. Ravvisato lo scarso successo del doppio pilota lo toglie ed eredita, sempre dall'episodio GameCube, il power-slide (una serie di destra-sinistra/interno-esterno da effettuare in derapata per caricare il boost, un mini-tubro). Ma nessuno sembra accorgersi che è un pretesto che non regge e che va a modificare un gameplay che non ne aveva bisogno perchè già perfetto e equilibrato nella sua semplicità. Equilibri deteriorati anche grazie ad un cast di piloti fin troppo nutrito (12 contro i classici 8) che dispone di ben 36, diversificati quanto inutili, Kart (della serie riempi il buco di qualità con la quantità, con il paradosso di allargarlo ulteriormente). A ciò si aggiunge un senso di sfida bassissimo, anche a 150cc, che la CPU tenta di alzare con i metodi più disonesti (guscio blu in primis, considerata la nostra costante prensenza in prima posizione) per favorire il più possibile dei ribaltamenti (oramai diventati il sale della serie). Ma non basta! Il gioco sarebbe ancora troppo spoglio. Ecco in aiuto una modalità missioni che stanca già a metà (grazie ad un curva di difficoltà sballatissima) e che insiste fino alla nausea con lo sneaking (il prodotto tra power-slide e boost) e sedici piste di vecchia data (demenziali, nel contesto, quelle SNES).
Ma non disperiamo: il comparto tecnico è ottimo e spreme il DS a dovere in una sfilata di piste all'altezza degli episodi precedenti (il flipper di Waluigi, la pista tic tac e la fortezza volante su tutte) anche se (purtroppo) meno diaboliche nel track design rispetto al passato.
In un single player quasi svuotato della sua antica essenza viene, fortunatamente, a far da contrappeso un multiplayer locale ancora divertentissimo. Ed è qui che Mario Kart torna ad essere se stesso.

VOTO: 7,5

venerdì 12 febbraio 2010

TOM CLANCY'S SPLINTER CELL


Piattaforma: PC
Data di pubblicazione: 2002
Sviluppo: Ubisoft Montreal
Produzione: Ubisoft

Il concorrente occidentale di Metal Gear Solid. Gli sviluppatori, consci di non poter detronizzare la saga di Kojima affrontandola sullo stesso piano, deviano su un'impronta grafica realistica che risalti la meccanica stealth, questa si, più approfondita e simulativa.
Si legano naturalmente a queste caratteristiche tre delle più evidenti magagne di Splinter Cell: l'assoluta mancanza di carisma dei personaggi (lo stesso Sam Fisher, pur impegnandosi, ha meno fascino del suo visore a tre lenti), la trama che raggruppa tutti i soliti ingredienti narrativi delle produzioni letterarie e cinematgrafiche di spionaggio (cia, intrighi politici, mafia russa, medio-oriente ecc..) in un insipido calderone di scarso interesse e, di subitanea conseguenza, gli scenari che brulicano di interni e limitrofi grigi e vuoti (guardacaso l'unica locazione che rimane impressa è la piattaforma petrolifera, esterno giorno).
Otto missioni intrise di tutto ciò che un titolo stealth può offrire: lo stato di perenne allerta, l'eccitante armamentario da infiltrati speciali (aggeggi del calibro di telecamere in fibra ottica e microfoni direzionali), le stragi lente e silenziose che si alternano anche al dolce sapore (sempre meno contemplato nel panorama attuale, tra un Modern Warfare e un Gears of Wars) dell'astensione dalla violenza, che ci vede fuggire defilati nell'ombra (un applauso alla sensazionale tecnica di illuminazione, che esibisce squarci di luce e buio in tempo reale sorprendenti ancora oggi). Anche se non mancano dei momenti monotoni e macchinosi il gioco intrattiene il fruitore (che ricordo essere io) fino alla conclusione, che lo lascierà relativamente poco soddisfatto dell'esperienza. Insomma, un buon passo verso una direzione che non condivido.

VOTO: 7

sabato 6 febbraio 2010

GUNSTAR SUPER HEROES


Piattaforma: Game Boy Advance
Data di pubblicazione: 2005
Sviluppo: Treasure
Produzione: Sega

Seguito e, soprattutto, rifacimento del mitico Gunstar Heroes per MegaDrive.
Il fin troppo farcito gameplay del capostipite viene snellito e smussato presentando un' arsenale ridotto al classico tricromatismo sparatuttoide (rosso, blu, verde conditi con una sorta di smart bomb, prima assente). L'esito conduce ad un'azione di gioco meno caotica rispetto al sitema combinatorio di sei tipologie di sparo del 1993 che se da una parte rende più agevole e equilibrata la struttura di gioco, dall'altra rende il titolo più canonico, sottraendosi da quello spirito di incontinenza estrosa del predecessore.
Il comparto tecnico è sontuoso ed enfatizza (grazie alla vasta gamma di effetti grafici nei quali si destreggia) ai massimi livelli le potenzialità del portatile Nintendo, sfoggiando un chara-design rielaborato in maniera tale da rientrare, più che dignitosamente, negli standard degli anime robotici nel nuovo millennio. Ciò si intuisce anche dalla nuova coppia di protagonisti che, forti del dualismo uomo-donna, favoriscono, tra l'altro, la rigiocabilità del gioco.
La ricetta non cambia (salvo qualche nuovo frivolo minigame e un livello introduttivo, relizzato da zero, che ospita uno dei migliori boss made in Treasure nel picco di potenza visiva dell'intera avventura) e ci riesibirà tutte quelle inimitabili situazioni di gioco (su tutti, le sette spettacolari metamorfosi di Green e, apoteosi di follia creativa, il gioco dell'oca) ma anche quelle tediose e irritanti sezioni shoot'em up che se un tempo, pur nella loro mediocrità, godevano di una parvenza di originalità, oggi risultano semplicemente nocivi contribuendo ad un risultato disomogeneo e frammentario che poteva essere evitato. Ma, a quanto sembra, l'ostentazione della varietà di gioco ha prevalso. Replicato purtroppo il penoso scontro con il boss finale.
Non è con i remake che si costruisce la storia del videogioco, ma se questi ultimi fossero tutti di tale caratura saremmo tutti più felici.

VOTO: 7,5