martedì 27 aprile 2010

TRAUMA CENTER: UNDER THE KNIFE


Piattaforma: Nintendo DS
Data di pubblicazione: 2005
Sviluppo: Atlus
Produzione: Atlus

A più di cinque anni dalla nascita del portatile Nintendo, ci si ritrova a qualificare Trauma Center come la pietra miliare, il simbolo dell'ideologia originaria sulla quale si fondava il DS. Novità concettualmente semplici unite ad una caratura ludica vecchio stampo, che premia le abilità del giocatore.
Una trafila di interventi chirurgici da concludere, entro un limite di tempo, sotto una veste grafica essenziale e attraverso un'interfaccia di gioco comodissima. L'immedesimazione pressochè totale sfocia in uno stato di tensione emotiva costante e palpabile che, nei momenti di allerta, raggiunge vette di rara intensità: il sottofondo sonoro prende un piega musicale tormentata, il bip delle apparecchiature si fa insistente, l'infermiera ci allarma e l'ansia di commettere errori fatali cresce vertiginosamente. Stato d'animo che, però, sbiadisce e confluisce nella frustrazione quando la stessa situazione si ripresenta nella medesima operazione una seconda, una terza o una quarta volta. Ma raramente capita, se non nelle manovre finali (e, ahimè, più lunghe). Sorprendente la trama, che conta dei personaggi ben delineati e profondi, coinvolti in una serie di risvolti narrativi poco prevedibili e che vanno a toccare tematiche decisamente pesanti (in particolare l'eutanasia) in maniera cruda e matura. Contrariamente a quanto ci si possa aspettare (ingannati dalla leggerezza del tratto manga).

VOTO:8

giovedì 15 aprile 2010

GRAND THEFT AUTO III


Piattaforma: X-Box
Data di pubblicazione: 2003
Sviluppo: Rockstar North
Produzione: Rockstar Games

GTA III è senz'altro uno dei dieci giochi più rilevanti del decennio appena trascorso, in quanto simbolo per antonomasia del free roaming e della violenza gratuita. Fattori di sicuro impatto commerciale che vanno a scontrarsi, però, con una fisiologica carenza di dignità artistica, fondamentale affinchè un videogioco sopravviva al decorso temporale. Per questo, citando un commento anonimo, GTA III è figlio dei suoi tempi. Non perchè "tremendamente anni '90", ma perchè indebolito dagli anni. Il piattume grafico salta subito agli occhi: strati cromatici immobili al grigio, scenari metropolitani scarni e anonimi, fiacchi manichini umani che deambulano per le strade e via dicendo. Estetica inerte soccorsa, fortunatamente, dalla colonna sonora che, pur priva delle costose licenze dei sequel, propone una notevole varietà di generi e di brani (si potrà investire i pedoni con un sottofondo lirico, unico momento da antologia del gioco). Ma GTA III è monco anche di quelle significative peculiarità che hanno reso celebri gli episodi seguenti. Manca una sceneggiatura degna di essere chiamata tale, una trama che coinvolga il giocatore, un protagonista carismatico che interferisca attivamente con gli sviluppi narrativi (non un pupazzo, come in questo caso) e un cast di comprimari e secondari che sappia fare altrettanto.
Il gioco progredisce attraverso una serie di missioni più o meno (più meno che più) ispirate e divertenti che, però, devono fare i conti con una certa macchinosità strutturale. Quella che rende l'azione inutilmente dispersiva, frustrante (drammatico il sistema di puntamento per le sparatorie e l'assenza di un checkpoint a missione fallita), diluita a dismisura (spostarsi da un lato all'altro della città per concludere mansioni semplicissime) e limitante nel far vivere al fruitore la libertà di gioco apparentemente offerta. Apparentemente. Perchè GTA III dimostra le sue potenzialità (leggi totale anarchia) attraverso il cazzeggio. Il tedioso cazzeggio fine a se stesso che smarona dopo un'ora, ma che esalta il suo pubblico da sempre.
Da notare come l'entusiamo di una critica, all'unanimità, sorprendentemente miope abbia spinto il titolo nell'immaginario dei capolavori videoludici. Fattore che lo infila, di diritto, nella lista degli intoccabili.

VOTO: 6

martedì 13 aprile 2010

Ritorno alle origini!

Con la recensione di GTA 3 mi sono accorto di aver capovolto le linee guida che intendevo perseguire sul mio blog. Da giudizi sbrigativi e faziosi a pseudo-recensioni in cui reprimo i miei gusti in favore di una falsa obiettività.
Inconsapevolmente, mi sono adeguato a quel modello formale composto da argomentazioni impersonali che io stesso criticavo. Ed è per questo che urge un ritorno alle origini.